Monday, July 28, 2008

Il poeta parla al telefono con il suo amore


El poeta habla por telefono con el amor
/Garcìa Lorca/

Tu voz regò la duna de mi pecho
en la dulce cabina de madera.
Por el sur de mis pies fue primavera
y al norte de mi frente flor de helecho.

Pino de luz por el espacio estrecho
canto sin alborada y sementera
y mi llanto prendio por vez primera
coronas de esperanza por el techo.

Dulce y lejana voz por mì vertida.
Dulce y lejana voz por mì gustada.
Lejana e dulce voz amortecida.

Lejana como oscura corza herida.
Dulce corno un sollozo en la nevada.
Lejana y dulce en tuétano metida!


Il poeta parla al telefono con il suo amore

La tua voce irrigò la duna del mio petto
nella dolce cabina di legno.
Al sud dei miei piedi fu primavera
e fiore di felce al nord della mia fronte.

Pino di luce nello spazio angusto
cantò senza alba e seme,
e il mio pianto intrecciò per la prima volta
corone di speranza attraverso il tetto.

Dolce e lontana voce in me diffusa.
Dolce e lontana voce da me gustata.
Lontana e dolce voce affievolita.

Lontana come opaca capriola ferita.
Dolce come un sospiro nella neve.
Lontana e dolce nel midollo iniettata!

Sunday, July 20, 2008

Venere in pelliccia-Masochismo

Eccomi qua, stanco, affamato, assetato e assatanato. Mi vesto in gran fretta, e un attimo dopo sono già alla porta di camera sua. Busso.
«Avanti!».
Entro. Wanda è al centro della stanza; indossa una veste da camera di raso bianco svariante di riflessi come una cascata di luce, e una kazabaika di un rosso scarlatto, guarnita di un son­tuoso ermellino. Un piccolo diadema di diamanti posa sui suoi capelli incipriati, candidi come neve, ha le sopracciglia aggrotta­te, le braccia incrociate sul petto.
«Wanda!». Corro verso di lei, vorrei stringerla tra le braccia, baciarla; fa un passo indietro, guardandomi severa dall'alto del suo disprezzo.
«Schiavo!».
«Signora!». In ginocchio bacio l'orlo della veste.
«Così va bene».
«Quanto sei bella!».
«Ti piaccio?». Va allo specchio ad ammirarsi con compiaci­mento orgoglioso.
«Mi fai impazzire!».
Il suo labbro inferiore s'increspa in una smorfia cattiva, mi lancia un' occhiata schernitrice, socchiudendo le palpebre.
«Dammi la frusta».
Mi guardo intorno.
«No» mi grida lei «devi restare in ginocchio!».
autoritratto di schieleSi avvicina lei stessa al caminetto, afferra la frusta, e la fa sibilare, guardando­mi con un sorrisetto. Poi comincia a rimboccarsi pian piano le maniche della giacca.
«Donna meravigliosa!».
«Silenzio, schiavo!» mi grida, diventando scura in volto, anzi feroce, mi affibbia una frustata, ma, un attimo dopo mi cinge af­fettuosamente il collo con un braccio e si china su di me, com­passionevole.
«Ti ho fatto male?» s'informa, vergognosa e sgo­menta.
«No» le rispondo «e anche se ciò fosse, i dolori che tu mi in­fliggi sono un godimento. Frustami quanto ti pare, se ti fa piace­re».
«Ma a me non fa nessun piacere».
Mi sento più che mai in preda alla mia strana ebbrezza. «Frustami» la imploro «frustami senza pietà».
Mi frusta altre due volte.
«Ti basta?».
«No».
«Davvero?».
«Frustami, ti scongiuro, è un tal piacere per me».
«Già, perché sai bene che non è una cosa seria» mi ribatte
«che non mi regge il cuore di farti del male. È uno scherzo di cattivo gusto, ma ci so stare. Se fossi davvero una donna che fru­sta il suo schiavo, allora ti spaventeresti».
«No, Wanda» le dico «io ti amo più di me stesso, sono tuo, tut­to tuo per la vita e per la morte, tu puoi sul serio sfogare su di me ogni tuo capriccio, farmi tutto quel che ti viene in mente».
«Severin!».
«Calpestami!» grido, e mi genufletto, il volto contro il pavimento.
«Non ho mai potuto soffrire le commedie» protesta Wanda, impaziente.
«Allora maltrattami, ma sul serio».
Un attimo di silenzio inquietante.
«Severin, ti avverto per l'ultima volta».
«Se mi ami, sii crudele con me», la scongiuro, alzando gli oc­chi verso di lei.
«Se ti amo?» ripete Wanda. «E va bene, sia!».
Fa un passo in­dietro, mi contempla con un sorriso fosco.
«Sii, dunque, il mio schiavo e prova cosa significhi essere completamente in balìa di una donna». E nel dir questo mi somministra un calcio. «Allora cosa te ne pare, schiavo?»
Brandisce ancora la frusta.
«Alzati!».
Faccio per alzarmi.
«Non così», mi ordina, «tirati su sulle ginocchia!».
Ubbidisco, comincia a frustarmi davvero.
I colpi piovono rapidamente, vigorosi, sulle mie spalle, sulle mie braccia; ogni colpo apre una ferita bruciante, ma il dolore mi manda in estasi poiché è lei, a infliggermelo, lei, la donna adorata, per la quale sono pronto a morire in questo attimo, do­mani, sempre.
A un tratto si ferma.
«Comincio a prenderci gusto», dice, «per oggi basta.
Mi tenta la curiosità diabolica di vedere sino a che punto resisti, una vo­glia crudele di vederti tremare, divincolarti e contorcerti sotto i miei colpi e infine sentire i tuoi gemiti, i tuoi lamenti e arrivare al punto di farti implorare grazia. E io, invece, seguitare a fru­stare, sinché non perdi i sensi. Hai risvegliato qualcosa di terri­bile che era in me, nella mia natura. Ora tirati pure su, in piedi.
Le afferro la mano per baciargliela.
«Insolente!».
Mi allontana da sé con una pedata.
«Fuori dalla mia vista, schiavo!».

da Venere in pelliccia
L. von SACHER- MASOCH
Nella foto:Egon Schiele-selfportrait

Thursday, July 10, 2008

Nietzsche,scritti postumi contro la chiesa

SCRITTI POSTUMI PER UN PROGETTO
da "La volontà di potenza"

«Il cristianesimo in quanto dogma è stato rovinato dalla sua morale; così il cristianesimo in quanto morale deve andare incontro alla sua rovina».

La sessualità, la sete di dominio, il piacere di illudersi e di in­gannarsi, la grande gratitudine gioiosa per la vita e i suoi stati ti­pici - ciò è essenziale nel culto pagano e ha dalla sua la coscienza tranquilla. - L'innaturalità (già nell'antichità greca) lotta contro ciò che è pagano, come morale, dialettica.
Nizza, 15 dicembre 1887

L'uomo superiore si differenzia da quello inferiore per la man­canza di paura e la sfida all'infelicità: è un segno di regressione, quando misure di valore eudemonistiche cominciano a valere come le più alte (affaticamento fisiologico, impoverimento della volontà ). Il cristianesimo con la sua prospettiva di «beatitudine» è un tipico modo di pensare per una specie d'uomo sofferente e immiserita: una forza piena vuole creare, soffrire, soffrendo decadere: per essa la salvezza bigotta del cristianesimo è una cattiva musica e i gesti ieratici una noia.

se eliminate le forti opposizioni e le differenze di rango, elimi­nate anche il forte amore, l'elevato sentire, il sentimento dell'essere per sè.

i cristiani non hanno mai messo in pratica le azioni che Gesù ha loro prescritto: le sfacciate chiacchiere sulla «fede» e sulla «giustificazione attraverso la fede» e sulla sua suprema e esclusiva si­gnificanza sono soltanto la conseguenza del fatto che la Chiesa, non aveva il coraggio né la volontà di riconoscere le opere che Gesù esigeva.


- la chiesa è proprio ciò contro cui Gesù predicò - e contro cui insegnò a lottare ai suoi discepoli.
Ciò che manca nel cristianesimo è l'astenersi da tutto quello che Cristo ha ordinato di fare.
È il vivere meschinamente, ma interpretato con l'occhio del di­sprezzo.
Nessun Dio è morto per i nostri peccati; non c'è nessuna reden­zione per la fede; non c'è nessuna resurrezione dopo la morte ­- sono tutte falsificazioni del cristianesimo autentico, di cui si deve far responsabile quella nefasta testa balzana.
La vita esemplare sta nell'amore e nell'umiltà; nella pienezza del cuore, che non esclude nemmeno il più umile; nella rinuncia formale al voler aver ragione, al difendersi, al vincere nel senso del trionfo personale; nella fede nella beatitudine qui, sulla terra, malgrado povertà, ostacolo, e morte; nella riconciliazione, nel. l'assenza di ira, di disprezzo; nel non voler essere ricompensati; nel non essere vincolati a nessuno; nell'essere senza signori in senso spirituale, molto spirituale; in una vita molto orgogliosa, sotto la volontà di una vita grama e servizievole.
Dopo che la Chiesa lasciò cadere tutta la prassi cristiana e sanzionò propriamente la vita nello stato, quel genere di vita che Jesù aveva combattuto e condannato, dovette porre in qualcos'altro il senso del cristianesimo: nella credenza in cose incredibili, nel cerimoniale di preghiere, venerazione, festa ecc. I concetti di peccato», «remissione», «pena», «ricompensa» - tutti completamente irrilevanti e quasi esclusi nel primo cristianesimo - vcngono ora in risalto.
Un orribile miscuglio di filosofia greca e giudaismo; l'ascetismo, il continuo giudicare e condannare; la gerarchia;...

Gesù contrappose una vita reale, una vita nella verità a quella vita comune; nulla è più lontano da lui della grossolana insensatezza di un «Pietro eternato», di un'eterna sopravvivenza personaIe. Ciò che combatte è l'importanza della «persona» come può volerla eternare?
Allo stesso tempo combatte la gerarchia nella comunità; non promette una qualche proporzione di ricompensa secondo il merito: come può aver pensato alla pena e alla ricompensa nell'al di là?

N.B.: un inizio ingenuo di un movimento di pace buddistico, proveniente dallo specifico focolaio del ressentiment... ma tra­sformato da Paolo in una dottrina misterica pagana, che giunge ad accordarsi con l'intera organizzazione statale... e fa guerre, condanna, tortura, giura, odia.
Paolo parte dall'esigenza di misterico di grandi masse eccitate in senso religioso; cerca una vittima, una fantasmagoria cruenta che sopporti il confronto con le immagini dei culti segreti: Dio in croce, bere il sangue, l'unio mystica con la «vittima».
cerca di porre la sopravvivenza (la sopravvivenza beata, purifi­cata dell'anima individuale), come risurrezione, in rapporto cau­sale con quella della vittima (secondo il tipo di Dionisio, Mitra, Osiride)
è costretto a porre in primo piano il concetto di colpa e di pec­cato, non una nuova prassi (quale Gesù aveva mostrato e predica­to) ma un nuovo culto, una nuova fede, in una trasmutazione mi­racolosa (redenzione attraverso la fede)
ha capito il grande bisogno del mondo pagano e ha operato una scelta perfettamente arbitraria dei fatti della vita e della morte di Cristo, ha accentuato tutto in maniera nuova, dislocando dapper­tutto il centro di gravità... ha annullato per principio il cristianesi­mo delle origini...
L'attentato contro sacerdoti e teologi sfociò, grazie a Paolo, in un nuovo clero e in una nuova teologia - in una classe dominante e in una Chiesa.
L'attentato contro l'eccessiva importanza della «persona» sfo­ciò in una fede nella «persona eterna» (nella cura per la «salvezza eterna»...), nella più paradossale esagerazione dell'egoismo per­sonale.
Sappiamo che cosa è accaduto della morte sulla croce. Paolo appare come il demone del anti-Vangelo...

Ego:
«Ero affamato e mi avete dato da mangiare - Via, lontano da me, maledetti, ecc.» Matteo, 25, 41 ss.
questo linguaggio vergognoso «ciò che non avete fatto a uno dei più umili tra i miei fratelli, non lo avete fatto neanche a me»
«lo spirito della propaganda», che si presenta come spirito di
Cristo...
«lo spirito della insoddisfatta sete di vendetta», che si sfoga con parole. maledizioni e predizioni di scene di giudizio... «lo spirito di ascetismo» (l'osservanza dei commandamenti come strumento di disciplina, come via per la ricompensa nel'al di là, come nel giudaismo) in luogo di quell'indifferentismo cristiano che rifiuta tutti i beni, per beatitudine... gli Esseni, Giovanni ecc...
«Lo spirito del senso del peccato e della necessità della redenzione»

Con la morte di Cristo e la costrizione psicologica a non vedere in essa nessuna fine, erano ristabilite tutte le tendenze popolari: tutte le crudezze che l'opera di quel tipico spiritualista aveva tra­sformato in spirito il messianismo, la venuta del «regno di Dio», lo spirito di ostili­tà e di vendetta, l'attesa della «ricompensa» e del «castigo», la al­terigia degli «eletti» (giudicano, maledicono, condannano, l'idea di sacrificio del giudaismo... la tendenza socialistica a favore dei poveri, degli «ignobili», dei disprezzati)

Gesù, che visse per adempiere a tutte le aspettative popolari, che non fece altro che dire: «qui è il regno dei cieli», che trasfor­mò in spirito la crudezza di queste attese:
- ma con la morte tutto fu dimenticato (cioè confutato), non ci fu alcuna possibilità di riconvertire il tipo nella rap­presentazione popolare del «Messia», del futuro «giudice», del profeta in lotta... ­

Come ripercussione di questo colpo, che questa banda insicura e fanatica non seppe sopportare, sopravvenne subito la completa degenerazione: tutto era stato inutile...
un assurdo involgarimento di tutti i valori e le formule religiose gli istinti anarchici contro la classe dominante sfacciatamente vengono messi in risalto.
l'odio per i ricchi, i potenti, i dotti - con il «regno dei cieli», con la «pace in terra» era finito: da realtà psicologica diventa una fede, un'attesa in una realtà che arriverà un giorno, «un ritorno»: una vita nell'IMMAGINAZIONE è la forma eterna della «redenzione» -
oh quanto diversamente aveva inteso Gesù!

Friday, July 4, 2008

American Flag Body Art and Paintings

Girls Painted American Flag in the body. Flag Body Art and Paintings. Three photos.
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