
A forza di essere oltraggiata, parrebbe che dovesse abituarsi agli oltraggi, a forza di essere accarezzata, alle carezze, se non alla frusta a forza di essere frustata. Una spaventosa sazietà del dolore e della voluttà avrebbe dovuto gettarla a poco a poco su banchi d'insensibilità, ai confini del sonno o del sonnambulismo. Invece no. Il corsetto che la teneva eretta, le catene che la mantenevano sottomessa, il suo rifugio di silenzio servivano forse a qualcosa, come anche lo spettacolo costante delle ragazze offerte come lei, anche quando non venivano usate, lo spettacolo dei loro corpi costantemente accessibili. Inoltre lo spettacolo e la coscienza del proprio corpo. Quotidianamente e, per così dire, ritualmente insozzata di saliva e di sperma, di sudore mescolato al proprio sudore, si sentiva alla lettera il ricettacolo dell'impurità, la cloaca di cui parlano le Scritture. Eppure le parti del suo corpo più costantemente offese, divenute più sensibili, le sembravano nello stesso tempo diventare più belle, e come nobilitate: la sua bocca chiusa su sessi anonimi, le punte dei suoi seni che delle mani continuamente stropicciavano, e fra le cosce squartate i passaggi del suo ventre, strade contigue a piacere battute. Stupiva che prostituendosi dovesse guadagnare dignità, eppure di dignità si trattava. Ne era illuminata come dall'interno, e si vedeva nel suo portamento la calma, sul suo volto la serenità e l'impercettibile sorriso interiore che s'indovinano, più che vedersi, negli occhi degli eremiti.
Quando René l'avvertì che la lasciava, era già scesa la notte. O era nuda nella sua cella, e aspettava che venissero a prenderla per portarla in refettorio. Quanto al suo amante, era vestito normalmente, con un abito che indossava ogni giorno in città. Quando la prese nelle sue braccia, il tweed del suo vestito le irritò le punte dei seni. Egli l'abbracciò, la fece giacere sul letto, si distese contro di lei, e teneramente e lentamente e dolcemente la prese, andando e venendo nei due passaggi che gli erano offerti, per svuotarsi, finalmente, nella sua bocca, che poi baciò di nuovo. «Prima di partire, vorrei farti frustare», disse, «e questa volta te lo domando. Accetti?». Essa accettò. «Ti amo», ripeté lui, «suona per Pierre». O suonò. Pierre le incatenò le mani al di sopra della testa, alla catena del letto. Quando fu così legata, l'amante, in piedi contro di lei sul letto, le ripeté ancora che l'amava, poi scese dal letto e fece segno a Pierre. La guardò dibattersi, così vanamente, ascoltò i suoi gemiti diventare grida. Quando le lacrime presero a scorrere sul suo viso, mandò via Pierre. O trovò la forza di ripetergli che l'amava. Allora lui baciò il suo volto bagnato, la sua bocca ansante, la slegò, l'adagiò sul letto, e se ne andò...
Pauline Rèage ovvero: Dominique Aury da "Storia di O" 'Histoire d'O' (1954)
Nel febbraio del 1955 il libro vinse il premio letterario francese Prix des Deux Magots, anche se ciò non impedì alle autorità francesi di avanzare della accuse per oscenità nei confronti dell'editore...Oltre ad aver probabilmente collaborato alla stesura del romanzo, Paulhan ne ha scritto la prefazione intitolata: "Le bonheur dans l'esclavage" ("La felicità nella schiavitù").
E' LOVE RUDE!!
E sopportarono, si', dei divi,
la famosa moda sadomaso,
ma fa lividi e disonora troppo
se è durevole.
No comments:
Post a Comment