Il messaggio erotico è uguale in tutto il mondo, una sorta di lingua universale, oppure l'erotismo cambia a seconda di chi lo racconta?
Ecco l'opinione di Randy Taguchi, autrice giapponese di 46 anni che ha esordito nel 2000 col libro Presa elettrica, bestseller da un milione di copie, seguito nello stesso anno da Antenna e nel 2003 da Mosaic /trilogia/
"È un romanzo duro. Non è divertente. Tutto è urgenza, affanno, rincorsa disperata. La rabbia repressa non fa che aumentare dopo ogni contatto sessuale. Andare a letto con gli uomini per la protagonista è un servizio reso sotto la spinta del desiderio di essere amata, della solitudine, del brivido che dà, della voglia di umiliarsi, del voler affondare fino a dimenticare tutto. In realtà è l'abile uso delle parole in un dialogo a fare le veci del sesso tradizionale. Il sesso carnale è la pena autioinflitta, il desiderio di spaccare e rimescolare tutto".
-Vanity Fair
La visione dell’erotismo in Giappone è un po’ differente da quella europea. In cosa si caratterizza soprattutto?
Randy Taguchi:

Io credo che “sesso=eros” e “morte=thanatos” si somiglino molto. Oltre a essere una forma di energia di straordinaria potenza, sesso e morte sono anche una sorta di “porte”.
L’eros genera nuova vita, una vita che è immancabilmente accompagnata dalla morte. E la morte costituisce a sua volta un nuovo varco verso la vita. Sesso e morte, al pari di un serpente che si morde la coda, sono due entità legate da una relazione molto profonda. La morte è il tema principale di buona parte dei miei romanzi e, ogni volta che tento di carpirne l’essenza, finisco sempre col riflettere anche sulla vita e sul sesso, perché in fondo si tratta di un unicum che non è possibile scindere.
Circa quattro miliardi di anni fa, la vita sul nostro pianeta ha smesso di riprodursi automaticamente e ha cominciato a perpetuarsi sulla base del legame fra sesso e morte. Nel corso dei millenni, gli esseri viventi si sono moltiplicati e la nostra Terra è divenuta il paradiso di numerose specie. La vita generata da sesso e morte continua a rinnovarsi eternamente, ma al tempo stesso non smette di portare in grembo la saggezza dei tempi antichi, legando così passato e futuro. In altre parole, si potrebbe anche dire che il sesso sia un atto che genera “vita eterna”.
Il Giappone, come tutti sanno, è situato all’estremità orientale dell’Asia. Il nostro modo di concepire il sesso, voglio dire di noi giapponesi, è prettamente asiatico, cioè molto franco e liberale. Tuttavia, con l’influenza dell’Occidente in epoca moderna, la nostra attitudine nei confronti del sesso è stata spesso giudicata antisociale e dissoluta, il che ha provocato un forte sbandamento. La nostra posizione storicamente liberale, infatti, non poteva essere negata con tanta facilità, in quanto si trattava di qualcosa che esisteva da tempo immemore nella nostra cultura. In seguito all’occidentalizzazione, il nostro desiderio di sesso è stato in poche parole represso, subendo notevoli deformazioni. Il risultato è ben visibile, oggi, nei giovani, per esempio nel fenomeno degli otaku. Per non parlare dell’industria del sesso, che offre una serie di varianti impressionanti, soprattutto agli occhi degli occidentali: locali a luci rosse di ogni tipo, striptease, peep-show, club sadomaso, caffè con cameriere in déshabillé e chi più ne ha più ne metta. La varietà offerta ha dell’incredibile, ma il punto comune è la tendenza a “teatralizzare” il tutto, ponendo l’accento, più che sull’atto sessuale in sé, su fantasie e perversioni mentali.
Presa elettrica sia stato interpretato come un “romanzo erotico”… Beh, in effetti le scene di sesso abbastanza violento e crudo non mancano…
A ogni modo, per dirla in tutta franchezza, non so cosa debba intendersi con la definizione “romanzo pornografico”. Io sono madre di una bambina e ho una famiglia come tutte le altre. Con noi vivono anche i genitori quasi novantenni di mio marito. Non ho mai letto in vita mia un “romanzo pornografico”, né ho mai avuto il desiderio di farlo.
Fino a circa mezzo secolo fa, in Giappone la prostituzione era del tutto legale, ed esistevano regolari bordelli. Si trattava di un chiaro retaggio della nostra cultura tradizionale. Fino a centocinquanta anni fa, infatti, luoghi del genere erano per gli uomini una sorta di santuario, quasi dei luoghi sacri, in cui bisognava attenersi a certe regole e norme comportamentali ben precise, spesso accompagnate da profonda sensibilità e coinvolgimento sentimentale. Tutto ciò ha creato una peculiare cultura di cui tanta letteratura e cinema sono permeati, una cultura da cui io stessa sono stata probabilmente influenzata leggendo tanti romanzi e guardando molti film sull’argomento. Quando in epoca moderna la pornografia occidentale è approdata in Giappone, siamo rimasti scioccati per la crudezza dei suoi contenuti.
In definitiva, io provo interesse verso il sesso in maniera del tutto naturale, nell’ambito di quella cultura di cui ho appena parlato, ed è solo per questo che scrivo di sesso nei miei romanzi. Non mi interessa affatto provocare il lettore o istigarne gli istinti sessuali. Io non faccio altro che esprimere qualcosa che è vivo dentro di me: un’energia di rara potenza.
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L’erotismo in letteratura, come nel cinema, è difficile da gestire. Basta un niente per cadere nel cattivo gusto, nell’esagerato, nell’esibito o addirittura nella pornografia. Oggi, con l’inflazione televisiva, cinematografica e cartacea di corpi nudi, femminili e maschili, e con le numerose scene di sesso esplicito illustrate in tutte le salse e variazioni, fare del vero erotismo è sempre più un’arte.
Un’arte sottile che coinvolge l’istinto e tutti i sensi, e anche l’intelligenza, la cultura.
Io considero grandi maestri dell’erotismo in letteratura degli scrittori che non hanno questa reputazione: Musil , Arpino, la Highsmith. Tra gli eccelsi: Boccaccio e Nabokov /Lolita/
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